Jornadas de formación

Nei giorni 16 e 17 aprile 2016 un gruppo di 33 carmelitane missionarie ci siamo ritrovate a Vitoria per vivere insieme due giorni intensi di incontro, riscoperta e celebrazione della nostra sequela di Gesù e della nostra consacrazione nel Carmelo Missionario.
Ci ha aiutato ad entrare nella tematica dei voti, il padre Miguel Marquez o.c.d., che in modo molto dinamico ci ha invitato a lavorare la terra della nostra vita e della nostra consacrazione.
Durante l’incontro abbiamo ricevuto dei «regali» simbolici, tra cui: una biglia, una tegola, una conchiglia e della senape provenienti dalla Terra Santa. Attraverso la simbologia di questi piccoli oggetti, abbiamo potuto cogliere diversi insegnamenti.
Vivere la consacrazone è imparare a gioire della vita, lasciarci contagiare da essa per scoprire la Presenza di Dio ogni giorno negli avvenimenti, nelle persone che incontriamo. Imparare a giocare in trasparenza e sincerità, (come una biglia trasparente) lasciandoci modellare da Dio e abbandonando i nostri schemi mentali e l’idea di «compiere» o fare noi qualcosa per Lui.
La sequela, la consacrazione è come una danza che ognuna è chiamata a danzare. Siamo chiamate a tenere aperto l’udito per ascoltare la musica: la danza del ritorno alla semplicità, lasciarci sorprendere continuamente da Dio, la danza del recuperare quella PAROLA dinnanzi alle «mille parole», quella Parola che Dio dice all’orecchio e al cuore di ciascuna, la danza di una qualità di vita consacrata a Dio, del rischio della fiducia, dell’essere esperte in relazioni umane, la danza di imparare ad amare ogni giorno.
La tegola, la conchiglia e la senape sono simboli dei tre voti: la nostra fragilità, il nostro essere terra, non è un impedimento per la nostra consacrazione, anzi, al contrario, è condizione per lasciarci amare da Dio come siamo, per lasciarci attraversare da Dio ed essere strumenti nelle sue mani, la povertà può essere canale, veicolo (come una tegola posta al rovescio) dei doni che ci dono dati da Dio, che ci fanno veramente povere e solidarie. Scoprire che è l’Amore di Dio che ci precede, così come l’ha scoperto Pietro sul lago di Tiberiade (la conchiglia), nonostante il suo tradimento, è testimoniare che l’Amore di Dio riempie la nostra esistenza e sana le nostre ferite. Vivere la castità è lasciarsi incontrare da questo Amore, lasciarsi generare, gestare e nascere di nuovo da questo Amore per scoprire e gustare la vita e incontrare gli altri nella propria dignità di figli di Dio. Tenere l’udito aperto (ab-audire) è tenere «l’orecchio attaccato alla terra», per ascoltare e rispondere alla volontà di Dio, così come facevano i monaci che si ritiravano sul Monte Carmelo in Terra Santa (la senape della Terra Santa) appunto per cercare ed ascoltare la volontà di Dio. Così per noi, come consacrate e carmelitane l’invito è quello di stare in attitudine di ascolto e di discernimento sulle nostre azioni e scelte personali e comunitarie.
Restiamo in cammino, o meglio, in pellegrinaggio verso Betania, la casa dell’Amico, come dice il canto che ci è stato proposto:….»Vamos a Betania a cuidar la vida,casa del Amigo, para el corazon.Vamos a Betania a sanar heridasy a seguir camino desde el corazon de Dios.Al ser peregrinos que van por la vidase abren heridas de andar y de amar.La misericordia nos tiende la mano,buen samaritano que ofrece ayudar.Betania es la casa en donde la vida,por fin resusita y vuelve a surgir.Un grito profundo salir hacia fueraa ese amor que libera y convoca a vivir….»
Betania però non è la fine del cammino: «Betania es de paso, no es la llegada, los pies se desatan para continuar. Uncion en el cuerpo y fuerza en el alma, prepara batallas que habrà que enfrentar…»
Ringrazio di cuore per l’incontro, per la fraternità e ci auguriamo di ritrovarci ancora e spesso a Betania per rinfrancarci nel corpo e nello spirito e continare a camminare insieme.
Cinzia cm
Documentación: IMÁGENES DEL ENCUENTRO
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